Superperdente

Come si chiama quando lasci perdere il tuo schiacciante vantaggio? Come si dice quando tutto quello che vuoi opporre ad una carica di bufali impazziti che sta per travolgerti è un semplice gesto del braccio, e a volte nemmeno quello? Come si chiama quando Kal-El indossa abiti di kriptonite, o è vicino ad una pietra di Clark Kent, cullato dal sordo vibrare della propria impotenza?

Centomila cavalli vapore di potenza dispersi in milioni di anni luce cubici di vuoto mentale prima di esprimersi.

Il mio amico superperdente osserva un mondo che non capisce attraverso un oblò portatile indossato su un occhio solo; sull’altro porta una benda, e si copre le orecchie così forte che invece del silenzio ascolta il proprio dolore pulsante. Al ritmo del cuore, al ritmo del cuore…
E intanto fuori piove, e intanto fuori albeggia, e la gente passa, e si muove, e fa le cose che deve o che può, o che vuol fare.

Al mio amico superperdente gliene frega soltanto delle cose che riesce ad afferrare. Spesso nemmeno di quelle. Otto milioni di farfalle sotto formaldeide lo lascerebbero al suo torpore, la foto di una formica lo esalta a livelli di fissione atomica. La debole carica magnetica nella sua memoria a breve termine si esaurisce in piani ondeggiamenti ridondanti, al sicuro di un’insonnia scavata in un bozzolo sotto le coperte.

Essendosi ritirato a vivere nella sua testa, osservando il piattume da un solo occhio, il tempo assume un significato atroce: l’assoluta immobilità di un giorno che è valido per ogni data. Il pomeriggio di ieri e la mattina dell’anno prossimo descrivono lo stesso grigiore, lo stesso sangue flemmatico, gli stessi bordi delle medesime pagine bianche, scritte con pazientissima e certosina cura con l’inchiostro simpatico.

Eppure qualcuno c’è. Nella stanza del palazzo disabitato puoi osservare l’assenza di polvere e ragnatele. Puoi osservare i resti d’un pranzo, le foto d’una domenica d’inverno. La moka col caffè ancora caldo dentro. La sensazione d’una voce dall’altra stanza.

Eh? Aspetta. Era solo un’impressione.
Ricominciamo.

Ciao, come va?

Esotico #n

Prendi del denaro, e compra.
Compra qualunque cosa valga quel denaro: spesso assieme ti danno in omaggio cose invisibili che non ti riguardano.
Queste cose invisibili che non ti riguardano le porti appresso sulla schiena, che non riesci ad esaminare con il tuo sguardo diretto. A volte ti ritrovi davanti allo specchio, e te ne accorgi.
Tenti di scrollartele di dosso, ma è difficile, è faticoso.
Le tieni. Sono invisibili ai tuoi occhi per gran parte del giorno, e le dimentichi.
Poi quelle cose rimangono quando te ne sei andato dalla stanza.

Restano in uno splendido salotto rococò a farsi abbracciare da luce ovattata, fatta di raggi visibili nella polvere, e una sorda vibrazione. Finché il padrone nuovo arriva, guarda in giro, s’annoia.
Compra quelle stesse cose per rivenderle, e nel farlo se ne accolla di nuove. Invisibili, che non lo riguardando, e che tenta di scrollarsi di dosso, ma di cui si dimentica.
Il gioco continua, e continua, finché i salotti rococò diventano uno strato geologico di roccia sedimentaria.

Gli eoni passano, la pressione interna sale. Vi sono eruzioni, e oceani di magma acido, che alimentano reazioni esplosive: si formano montagne e valli, gole di canyon, piatti, freddi e silenziosi altipiani. In questo rimescolamento di concetti, un germe si forma: si moltiplica in filamenti. Ha un carico di micro-cose invisibili e che non lo riguardano che trascina qui e là. I filamenti si intrecciano in tessuti, il tessuto riveste un organismo nuovo: vita.

Nella notte millenaria dell’incoscienza, le stelle brillano sull’intelligenza assopita. Tremolano in bagliori di approvazione sulle conquiste del pensiero fattosi materia, realizzate scansando e trascinandosi attraverso una fitta selva di cose invisibili e che non lo riguardano. Viene plasmato e assorbito per osmosi, acquisisce una volontà, e una serie di intenzioni. L’occhio si fa bocca, l’apprendimento la digestione del cibo, e l’abbandono del rifiuto. Inizia il ciclo dell’azoto, la trasformazione degli zuccheri in energia. Si cristallizza il calcio, si stratificano le fasce muscolari. Bianchi denti affondano in rosse carni, e lacerano via energia a brandelli, e strazianti grida. La quiete della vita vegetale, la ricchezza di scambi e mutazioni del regno animale, il costante lavorio del’invisibile, e una struttura di conseguenze, cose invisibili e che non riguardano niente.
Va formandosi da una infinità di attimi, lega e separa ogni cosa: dalla prospettiva dell’infinito, causa e effetto vanno confondendosi. Ogni distanza è dimezzabile, ogni vicinanza è una forma di distanza, e dunque niente può essere veramente vicino: quel che non è coincidente, è diverso e slegato, e segue la corrente di cose invisibili e che non riguardano nessuno che i nostri Padri avevano ereditato dagli acquisti con il loro denaro.

Madonna dona cinquecentomila dollari ai terremotati dell’Aquila, si vedono delle stelle dalla finestra del mio salotto rococò.

Certi pensieri notturni

Odia per difendere, ama per costruire.
La cosa peggiore da fare quando ci si sente soli è proprio quella di stare da soli.
Se sei disposto a bisbigliare con qualcuno attraverso il buco della serratura, tanto vale spalancare la porta.
Tu sei l’Altro.
Ci si spaventa così tanto di fronte ad una prospettiva, e ci si annoia a morte se non accade niente di nuovo.
Il cambiamento non implica il movimento. Il cambiamento porta però da qualche parte.
Quanto sei disposto a ricevere per amore? E quanto sei disposto a dare per odio?
Se si cammina assieme, ci si ferma assieme. Ma se siamo chiamati, dobbiamo andare. Il Cammino dunque spesso non è il medesimo, e non sempre c’è un posto al nostro fianco.
Qualcosa che non volevi che succedesse è successa, qualcosa che volevi che accadesse non l’avrai fatta accadere: questo ci dovrebbe ricordare che non siamo mai veramente soli.
Le parole rompono il silenzio, i gesti sbloccano la paralisi.
Se sei stato spinto giù dal burrone, e sei sopravvissuto, la cosa più saggia è spostarsi da là sotto: qualcun altro ti potrebbe precipitare addosso, e tu potresti non essere più così fortunato.
Ama per essere, odia per avere.

La cagnolina e il locale jazz

Scivolo, e scivolo, e scivolo via, e le gocce sul parabrezza, e le luci, e il buio, e tutto scivola, scivola, e scivola. Amico, poi respiri, e poi c’è il tergicristallo con il suo colpo ritmico, il suo groove, il suo bum-pshhh… Prendi il treno, la polvere di stelle, e andiamo a Dixieland, amico!
E poi ci sono io, seduto su quello schifo di marciapiede, un tacco nella pozzanghera, un altro su una cicca di tabacco, a tagliare questo schifo di notte putrida con il mio rauco lamento blu.
Questo basso nanetto cattivo mi ha trascinato nell’ombra di grattacieli luminosi e scintillanti insegne al neon, fuochi di calore fatuo, alcolico, al lattice. Dove sei, zuccherino? Dove sei con la tua torta di mele, il coniglio bianco e tutto il resto?
Non ci capisco più niente! Mi fa male l’asfalto, lo sai? I passi mi fanno male, le punte degli ombrelli, il gioco della campana lavato via da questo acquazzone di fine inverno. Tutto sul mio collo, sulla mia guancia, sui miei denti, sulle mie lacrime.
Vengo via da Las Vegas ogni maledetto 1999; e me ne resto spiaccicato proprio qui, bello, fra lo sgabello e lo spigolo arrotondato di questo grosso, spesso, massiccio, legnoso e putrido bancone! C’è troppo ghiaccio in questo bicchiere, Laurel! Maurice, Laurel… è lo stesso…
E tu credi che non sia il tipo giusto per te, bellezza? Che non ce la possa fare? Credi che non ti farei divertire? Al diavolo, allora. Vai, vai, stai pure con quel pezzo d’impiegato! Con la sua Bentley del ’59, la brillantina, e tutto il resto. Vai! Ma vai davvero, riprenditi le scarpe e il rossetto che mi hai lasciato sul colletto del cuore. Stupida bambola! Di tutti i bar che ci sono al mondo, proprio nel mio…
Meno male che ci sei tu, sacco di pulci. Meno male, meno male.
Andiamo, è tardi. Lo senti questo? Questo è l’Uccello. Senti come usa il suo sax. Ti fa ridere, vero? Ah ah ah! E non farmi quel muso! Siamo entrambi soli come cani…