Grida soffocate

Mi permetto di far girare una mail che ho ricevuto grazie ad Alessandra.

Non so se sia una testimonianza autentica; ma in questa Italietta ridicola e cattiva, trovo che quello che vi sia descritto possa essere terribilmente plausibile. Perdonatemi se ho voluto correggere qualche maiuscola e qualche punteggiatura qua e là.

Ma non perdonate gli errori di miopi governanti che delle disgrazie altrui se la ridono.

LORO NON SCRIVONO, VOI FATE GIRARE

Ieri mi telefona l’impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky, dicendo che risulto morosa dal mese di settembre del 2009. Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno, a causa del terremoto; il decoder Sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.

Ammutolisce. Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere; poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto. Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa, e ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la Basilica di Collemaggio. Mi sale il groppo alla gola, le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi. Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato. Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio. Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati. Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire, dei soldi che non ci sono per ricostruire, e che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere. Le racconto che dal primo luglio torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo. Che pagheremo l’I.C.I. ed i mutui sulle case distrutte, e che ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti, anche per chi non ha più nulla. Che a luglio un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta. E che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile. Che lo Stato non versa ai ventisettemila cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto. Che i prezzi degli affitti sono triplicati senza nessun controllo. Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso. Le racconto la vita delle persone che abitano lì, come in alveari senz’anima, senza neanche un giornalaio o un bar. Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra lontani chilometri e chilometri; dei professionisti che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.

Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che le trema: “non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi. Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo.”

10 Febbraio 2010

Qui
nella notte prima di un nuovo giorno
io accendo una luce.
Potrai vederla gettare i suoi riflessi al di là delle mie vetrate
delineare e distinguere le molte cose dimenticate fuori
al buio.
Con essa tu potrai sempre ritrovare casa
e la strada che ti riporterà nel mio abbraccio più caldo
dove non saremo più
né tu
né io.

Articolo 41

L’iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

LIBER – AZIONE

Cos’è la libertà? Secondo Isaia Berlin, “l’essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c’è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l’illusione di averla”.
La libertà è dunque un atto di determinazione, e si può manifestare nelle azioni che scaturiscono dalla volontà, siano esse di riferimento o contro corrente rispetto ad una struttura sociale.
Al giorno d’oggi siamo del tutto liberi di fare quello che vogliamo; ma forse questa stessa libertà ci impedisce tante volte di esprimerci, o di esprimere con determinazione degli intenti che ci porterebbero ad essere degli uomini e delle donne migliori. Questa difficoltà spesso nasce dalla necessità di rispondere a dei bisogni indotti dal nostro stesso stile di vita, frutto di una libertà economica esasperata. Si capisce come diventi un’esigenza quella di educare sé stessi ad essere più consapevoli riguardo al rapporto con le cose e con le persone, al fine di raggiungere una libertà vera, capace cioè di elevare lo spirito e soprattutto la mente, e ponendo così le basi per una società più giusta e in pace. Gli strumenti da utilizzare per realizzare questa crescita risiedono nel distacco dalla materia, dalla quale l’uomo non deve dipendere, e dalla comprensione del presente: una mente attiva e sufficientemente intelligente, scevra da qualsiasi impedimento che le pulsioni (e le relative repulsioni) nate da istinto e abitudini possono influenzare, è in grado di “intendere e volere” con ferma decisione. La buona volontà, in una mente libera da vizi, è da sola il motore che spinge le persone verso il miglioramento continuo della qualità della propria vita. Ogni vizio può essere superato una volta che se ne apprende l’esistenza se si adottano dei comportamenti nuovi, che non diano spazio all’indulgenza nel medesimo.
La libertà vera, senza vincoli, è dunque da distinguere dal “gioco”, che nei vincoli trova appunto la sua ragion d’essere.

Esplicitazione

Ed è ancora vento a gonfiare i miei pensieri, stanotte. Nel ritorno verso casa lo sento sferzarmi addosso rabbiosi rimproveri: vigliacco! idiota! Non sono che voci nella mia testa.
Osservo balenare via da me le foglie nuove di questa ennesima primavera, il guard-rail, le frange del tuo poncho, le punte dei tuoi capelli. Osservo scivolare via da me le possibilità che non colgo: la prospettiva che cambia, che si alza al di sopra del mio sguardo inesorabilmente gettato verso terra, isolandomi in una visuale in cui tu ed io siamo sempre contrapposti.
Ballerei con te tutta la vita la frenetica musica di vento che sento stanotte! Mi lascerei indossare da te per ripararti dagli elementi, per cancellare il tuo dolore.
Getti la tua mezza sigaretta, e probabilmente mi saluti. Ma io sono troppo lontano, la mia mente fruga nei mille dettagli sbagliati della mia impotenza affettiva. Afferrarti? Baciarti senza sapere se è quel che davvero vuoi, senza sapere se è quel che davvero fa per noi?
Noi? Esiste?
Occhi sbarrati nel buio. Dai fori dei miei occhi posso lasciar traspirare l’anima, lasciare che si spanda nella stanza, nella casa. Lasciare che sfugga dalle porte, dalle finestre, lasciare che si mescoli a questo vento, per correre nei pressi della tua macchina e dei suoi finestrini, per correre nei pressi della tua gonna e dei tuoi passi, per correre nei pressi del tuo pulsante dolore e della tua ricerca delle chiavi per entrare in casa, per lasciare fuori il tempo, la notte, il futuro. Me.
Già arriva la pioggia, lacrime sprecate su strade di possibilità. I vaporosi vascelli neri del cielo percorrono rapidamente gli ultimi nodi delle loro tratte. Domani un sole ingombrante trafiggerà le scie che avranno lasciate, getterà ombre sui piccoli, ridenti, ricordi felici: lo spessore delle tue dita, il sorriso che ti esce dagli occhi, la tua dedizione per il ritmo e la compagnia.
Le mie palpebre celano questi pensieri nella mia testa, oramai. Sono troppo stanco per essere triste, sono troppo innamorato per lasciarmi prendere dallo sconforto. Con la massima cura, per non perdere un solo fotogramma di un ricordo di te, poggio la mia testa sul cuscino. Ascolto il silenzio, percepisco gli echi delle tue parole nel lato oscuro delle mie orecchie, quello più vicino alla memoria. La mia bocca tesa in un sorriso va rilassandosi: il mio cuore trova sollievo in ritmi più dilatati, in respiri più profondi: a guardar bene, un’anima stanotte veglia sul mio corpo, cullandolo e consolandomi; mentre rigira fra le dita le colorate fotografie delle sfumature dei tuoi gesti, non fa che pensarti e convincersi che, in fondo, non è più così sola.