Scrivere sul proprio blog può essere piuttosto difficoltoso. Lo dico perché per me è così: ogni volta che mi siedo con la ferma e precisa intenzione di vergare un post, la mia mente decide di prendersi una vacanza, e lasciarmi lì, davanti al “foglio bianco”.
Il foglio bianco è come un bel paesaggio innevato: si finisce col convincersi che va già bene così, vuoto, puro, pieno di positivo potenziale.
Le parole scritte sono più rischiose. Una volta che le hai disposte devi solo sperare che la loro geometria sia abbastanza solida per non deformarsi in contesti imprevedibili. Infatti è noto a tutti come spesso siano già solo i fraintendimenti alla base delle difficoltà di comunicazione: un pensiero incompleto emerge nella nostra mente, incontra il meccanismo di traduzione in parole che ce lo fa poi esprimere al meglio delle nostre possibilità, e dall’altra parte, nella testa del nostro Interlocutore, il dispositivo ricevente cercherà di dare un senso a quello che diciamo, pur collegando i diecimila significati delle nostre parole (e il modo in cui le diciamo) a chissà quali, inusitate, non-vissute, imprescindibili esperienze che fanno parte del vissuto dell’altro, e che noi perlopiù non conosciamo.
In realtà, in una buona comunicazione fra individui si arriva più o meno a capire se ci si è intesi. Col dialogo nasce il confronto, e dal confronto lo scambio: parlare ascoltando significa inevitabilmente allinearsi, ed eventualmente conoscersi, almeno nell’ambito dell’esperienza stessa del parlarsi, che diventa così quell’esperienza comune che avvicina.
Quando si scrive un post sul blog, o quando si pubblica un video per un vlog, tutto questo non avviene. Non c’è uno scambio immediato con qualcuno; c’è da confrontarsi con il tremendo potenziale del foglio bianco innanzitutto, e, solo in seguito, con il riscontro del Lettore, se vorrà lasciare un commento.
Nell’ottica del “metodo” (tutti giorni un piccolo cambiamento è la strada verso il grande cambiamento), scrivere sul proprio blog è soprattutto un esercizio di autoanalisi. Se si scrivesse con buona frequenza, cercando di focalizzarsi su alcune tematiche, quello scrivere diventerebbe allora una buona occasione per riflettere, discutere con sé stessi dei propri “punti fermi”, provare a stabilizzare le proprie opinioni barcollanti.
Il foglio bianco è come un bel paesaggio innevato: si finisce col convincersi che va già bene così, vuoto, puro, pieno di positivo potenziale.
Le parole scritte sono più rischiose. Una volta che le hai disposte devi solo sperare che la loro geometria sia abbastanza solida per non deformarsi in contesti imprevedibili. Infatti è noto a tutti come spesso siano già solo i fraintendimenti alla base delle difficoltà di comunicazione: un pensiero incompleto emerge nella nostra mente, incontra il meccanismo di traduzione in parole che ce lo fa poi esprimere al meglio delle nostre possibilità, e dall’altra parte, nella testa del nostro Interlocutore, il dispositivo ricevente cercherà di dare un senso a quello che diciamo, pur collegando i diecimila significati delle nostre parole (e il modo in cui le diciamo) a chissà quali, inusitate, non-vissute, imprescindibili esperienze che fanno parte del vissuto dell’altro, e che noi perlopiù non conosciamo.
In realtà, in una buona comunicazione fra individui si arriva più o meno a capire se ci si è intesi. Col dialogo nasce il confronto, e dal confronto lo scambio: parlare ascoltando significa inevitabilmente allinearsi, ed eventualmente conoscersi, almeno nell’ambito dell’esperienza stessa del parlarsi, che diventa così quell’esperienza comune che avvicina.
Quando si scrive un post sul blog, o quando si pubblica un video per un vlog, tutto questo non avviene. Non c’è uno scambio immediato con qualcuno; c’è da confrontarsi con il tremendo potenziale del foglio bianco innanzitutto, e, solo in seguito, con il riscontro del Lettore, se vorrà lasciare un commento.
Nell’ottica del “metodo” (tutti giorni un piccolo cambiamento è la strada verso il grande cambiamento), scrivere sul proprio blog è soprattutto un esercizio di autoanalisi. Se si scrivesse con buona frequenza, cercando di focalizzarsi su alcune tematiche, quello scrivere diventerebbe allora una buona occasione per riflettere, discutere con sé stessi dei propri “punti fermi”, provare a stabilizzare le proprie opinioni barcollanti.