Al di là di quello che affermano i soliti ignoranti paesanotti benpensanti, la cannabis sativa è una pianta dalle enormi potenzialità e versatilità. Il proibizionismo del quale è oggetto nasce negli Stati Uniti prima della Seconda Guerra Mondiale: prima di allora, la canapa veniva LARGAMENTE utilizzata (da secoli) per le sue proprietà terapeutiche contro svariati disturbi del sistema nervoso, digerente e cardiocircolatorio; come materia prima per la produzione di fibre per tessuti, corde e carta; come risorsa al fine di ricavare un olio combustibile per l’utilizzo del quale la Ford aveva prodotto un modello di automobile (Hemp-car, 1937), e che comunque i motori diesel sono tutt’ora in grado di impiegare. L’olio non combustibile di canapa, derivato dai suoi semi, non contiene sostanze psicoattive (non hanno gli effetti di una canna, in parole povere) e viene impiegato in cucina come olio aromatico, o in generale come prodotto cosmetico o per la cura della pelle.
Non dico che si dovrebbe passare ad una coltivazione intensiva della canapa.
Non sto dicendo che si tratta di una pianta miracolosa.
Sto solo dicendo che questo proibizionismo ipocrita e bigotto (probabilmente dovuto più a motivi di interesse economico che altro) apporta più danni che benefici, favorendo la diffusione dell’illegalità e bloccando produzione e consumo di risorse e beni che fornirebbero un’alternativa a più basso impatto ecologico (oltre che essere un arricchimento e accrescimento in termini economico/sociale).
Ma io cosa parlo a fare?
Non dico che si dovrebbe passare ad una coltivazione intensiva della canapa.
Non sto dicendo che si tratta di una pianta miracolosa.
Sto solo dicendo che questo proibizionismo ipocrita e bigotto (probabilmente dovuto più a motivi di interesse economico che altro) apporta più danni che benefici, favorendo la diffusione dell’illegalità e bloccando produzione e consumo di risorse e beni che fornirebbero un’alternativa a più basso impatto ecologico (oltre che essere un arricchimento e accrescimento in termini economico/sociale).
Ma io cosa parlo a fare?