Fabbrichiamo portachiavi. Giochiamo a scacchi sul nucleare. Coloriamo tutto dello stesso colore. Esplodiamo viullenza. Fracassiamo vetri, mangiamo male, scopiamo poco, parliamo ancora meno. Ridiamo a tempo. Boicottiamo il Brasile. Perdiamo Yara. Sporchiamo dove cammineremo. Infliggiamoci vasectomie. Esigiamo solo il piacere. De-localizziamo l’occupazione. Creiamo pretesti. Filmiamo il salotto degli assassini. Scattiamo foto senza stamparle. Blasoniamoci di parole vuote scritte dagli altri. Abituiamoci alla trincea. Impiallacciamo il cartongesso. Traspiriamo senza sensi di colpa. Sorprendiamo i cattivi odori. Inventiamoci terzi e quarti sessi. Scusiamo se è poco. Indigniamoci se non è abbastanza. Tentiamo di vincere ai dadi le nostre stesse vesti. Immoliamo il coltello, affiliamo il l’agnello. Cementifichiamo gli stipendi. Facciamo schifo. “Ama il prossimo”. “Ammazza il vicino”. “Chiudi bene prima di andare a dormire”. “Dona anche tu un SMS per Haiti”.
Divertiamoci a rendere complicata la vita degli altri. Contiamo gli errori. Denunciamo gli eccessi che non ci avvantaggiano. Non buttiamo nulla, che non si sa mai. Cambiamo più cellulari che dentizione. Inoculiamo inchiostro all’interno della nostra cute in maniera irreversibile. Addestriamo i nostri linfonodi. Trapiantiamoci nuove mani. Andiamo a dormire subito dopo aver timbrato il cartellino. Scegliamo in assoluto la maniera più conveniente per farci fregare. Tanto tutto ha un prezzo. Siamo cresciuti, adesso: perché credere all’amore e alla gratuità e alla pace e alla giustizia? Siamo cresciuti, adesso: perché invecchiare? Ci stiamo divertendo, adesso: perché morire?
Prima o poi mi fermerò a tanto così.