Nei giorni del santo in pezzi

Non mi faccio la barba da un paio di settimane, credo. Fa schifo, la mia non è una bella barba; giusto qualche spelacchio qua e là. I miei capelli ricrescono. Sono ancora abbastanza corti da promettere di essere meno ricci. È ancora troppo presto, comunque.

Ci siamo visti in una serata con una falce di luna in eclissi.

Pausa estiva dal lavoro.

Sento qualche ragazza, ogni tanto. Lancio bidoni, chiacchiero. Chi va, chi viene.

Ho riordinato ancora un po’ il garage, accatastando del legname nella zona doccia; ne ho rimosso lo scambiatore, così non si rischia di aprire il rubinetto inavvertitamente e di fare un macello ogni volta. Ho riaggiustato la serratura, il cilindretto continua a saltare mezzo giro di chiave: secondo me è mia madre che sforza. Le ho spiegato bene come si fa.

C’è stato un sacco di vento, qualche lampo notturno, un po’ di tempesta.

Messaggini, telefonate varie, conversazioni su MSN.

Richieste di amicizia fatte, ricevute, accettate, rifiutate.

Ho chiesto ad amici che partono di mandarmi cartoline dal mare, dalla montagna, da ovunque.

La libreria in camera di mia madre ha ceduto, sparpagliando libri, CD, soprammobili, polvere; una statuina di San Giuseppe è andata in pezzi.

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